Aforismi di Bruno Cancellieri su Conformismo

Recensione di Luigi Anepeta

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I conformisti sono generalmente conservatori.
 
Il conformismo non può essere creativo, per definizione.
 
Conformista è chi non trova nulla di male nel conformismo.
 
Il motto del conformista: se molti lo facessero, lo farei anch'io.
 
La normalità è un piacere per i normali, un dolore per gli anomali.
 
Siamo tutti conformisti. Sono diversi solo i modelli ai quali ci conformiamo.
 
Gli umani sono normalmente orgogliosi della propria reale o presunta normalità.
 
Quasi tutti misurano il valore delle cose dal successo che esse hanno già ottenuto.
 
Il piacere della conformità comporta il disgusto della difformità propria e altrui.
 
C'è un'infinità di cose che non faremmo mai se non sapessimo che persone che noi rispettiamo le fanno.
 
Per non essere conformisti è necessario uno sforzo doloroso, perché il conformismo è una tendenza naturale.
 
Il conformista teme di avere idee diverse da quelle altrui, e che gli altri abbiano idee diverse dalle proprie.
 
Molti desiderano essere apprezzati per la loro conformità ai costumi più comuni, pochi per la loro non conformità.
 
Quanto più originale è il modo in cui penso e mi comporto, tanto meno gli altri mi capiscono e tanto meno desiderano la mia compagnia.
 
Pochi hanno il coraggio di trovare brutte, cose che quasi tutti trovano belle, e, viceversa, di trovare belle, cose che quasi tutti trovano brutte.
 
Le feste sono anche esami in cui si misura la conformità delle persone rispetto alle forme, norme e valori della comunità, da cui si evince il grado di appartenenza alla stessa.
 
Nella competizione politica, culturale, economica coloro che salgono nella scala gerarchica godono di un vantaggio supplementare dovuto alla tendenza popolare a premiare i già premiati.
 
Le tradizioni servono a mantenere la coesione sociale. Quando non raggiungono più tale scopo, diventano solo un peso. Conviene allora abbandonarle ed eventualmente crearne altre più efficaci.
 
Gli esseri umani tendono ad imitare tutto ciò che vedono gli altri fare, e più sono quelli che fanno la stessa cosa, più forte è la motivazione ad imitarli. Per questo la TV è molto pericolosa.
 
Coloro che indossano jeans volutamente strappati, forse lo fanno per distinguersi da quelli che li indossano sani, facendo intendere che essi sono più liberi, coraggiosi e meno conformisti degli altri.
 
La scuola insegna soprattutto ad obbedire, a conformarsi, a pensare secondo schemi stabiliti dalle autorità politiche, religiose, culturali e accademiche. Essa premia la conformità e punisce la devianza.
 
Abbiamo tutti bisogno di essere approvati, perciò consideriamo (consciamente o inconsciamente) nemici coloro che non ci approvano. D'altra parte per diminuire il rischio di essere disapprovati tendiamo ad essere conformisti.
 
L'essere umano è capace di qualsiasi cosa se questa è considerata normale dala sua comunità di appartenenza. Qualsiasi delitto, se compiuto in massa diventa lecito. Qualsiasi assurdità, se praticata in massa, diventa sensata, o addirittura obbligatoria.
 
Ognuno vuole essere normale, e a tale scopo cerca di capire cos'è normale per gli altri, i suoi altri, cioè quelli da cui dipende. Infatti solo gli altri, con la frequenza del loro comportamento, possono stabilire cosa sia normale e cosa strano. Nessun individuo da solo ha tale autorità.
 
I conformisti sono tali sia per un bisogno innato di imitazione, comune a tutti gli esseri umani, sia perché la conformità rispetto ai modelli sociali della comunità di appartenenza viene premiata, e la non conformità punita, esplicitamente o implicitamente. Di conseguenza, sentirsi conformi è causa di piacere, e sentirsi non conformi causa di dolore.
 
Il guaio del conformismo non è tanto il fatto che i conformisti siano tali (a loro buon diritto), ma che siano ostili ai non conformisti a prescindere da ciò che questi propongono. Probabilmente i conformisti si sentono inconsciamente sotto accusa da parte dei non conformisti, anche quando non è il caso, e per questo provano antipatia o timore verso di loro.
 
Ogni gruppo sociale ha le sue liturgie, sacre e profane, essenziali per la sua coesione e caratterizzazione. Si tratta di rituali che celebrano implicitamente o esplicitamente, le forme, le nome e i valori della collettività. Chi non partecipa alle celebrazioni si estranea e si isola dal gruppo. Per questo, per non restare soli, molti partecipano alle celebrazioni liturgiche collettive pur senza credere che abbiano un qualche senso.
 
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